Per i suoi
meriti artistici il 15 luglio del 1977 ricevette dall'Università
di Birmingham la laurea in Lettere Honoris Causa e dopo tre
anni, precisamente il 17 novembre del 1980, l'Università di
Lettere di Roma gli conferì lo stesso titolo. Il 26 settembre
del 1981 il Presidente della Repubblica Sandro Pertini lo nominò
senatore a vita in sostituzione di Eugenio Montale
mentre,
nello stesso anno, l'Università di Roma la cattedra per il corso
di drammaturgia per l'anno accademico 1981 1982. Ancora una volta Eduardo mise a
disposizione della sua città e dei suoi concittadini il suo amore ed il suo fattivo
impegno, presentando il 23 marzo 1982, al Senato, al ministro della giustizia una
interpellanza sulla situazione dell' istituto minorile Filangieri di Napoli. Il suo
impegno verso i ragazzi napoletani non si esaurì con la presentazione di una semplice
interpellanza, l'anno dopo al Palasport di Napoli, Eduardo recitò le sue poesie al fine
di raccogliere fondi per finanziare la sua ultima grande fatica, quella di creare una
fondazione che si occupasse del recupero culturale, sociale ed artistico dei ragazzi del
Filangieri e che basasse le sue fondamenta sul recupero dell'artigianato. Eduardo divenne
l'alfiere di questi poveri ragazzi sfortunati, egli più di una volta ebbe ad affermare
che: Un giovane bisogna educarlo, non distruggerlo. Non smise mai di essere vicino ai
giovani e la sua battaglia l'avrebbe sicuramente vinta se la morte non l'avesse ghermito
il 31 ottobre del 1984 nella clinica romana Villa Stuart dove era stato ricoverato pochi
giorni prima. Le sue ultime parole furono, ancora una volta, dedicate alla sua città che
tanto soffriva e che tanto l'aveva fatto soffrire, Eduardo disse: Quando torniamo a Napoli? Ancora un atto d'amore, quindi, per la sua città quella che fu costretto a lasciare a
malincuore. Jatevenne diceva Eduardo, Jatevenne, quanto dolore e quanta rabbia in
questo Jatevenne, ma Eduardo non avrebbe mai voluto pronunziare questa parola, non avrebbe
mai voluto abbandonare la sua città, questa città che é incapace di proteggere i propri
figli, questa città che fa dell'emigrazione e della fuga l'unica valvola di sfogo,
l'unico modo di veder valorizzati i propri meriti, di vedere avverate le proprie legittime
aspirazioni, Jatevenne che dolore in questa parola che Eduardo non avrebbe mai
voluto pronunziare. Eduardo De Filippo grande commediografo,
fine attore che riusciva a comunicare al pubblico tutte le sue
emozioni con gesti minimi e significativi silenzi, con i suoi
piccoli occhi e la sua grande maschera passa alla storia come
uno dei più grandi uomini di teatro.
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